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Con Milarepa nasce una nuova epopea spirituale: intervista al regista Louis Nero

Dove nasce l’idea di raccontare la storia di Milarepa?

Ho scoperto Milarepa quando avevo diciott’anni, leggendo un libro sulla sua vita. È stata una rivelazione. Quella lettura mi ha avvicinato alle culture orientali e mi ha spinto a studiare sanscrito e cinese, proprio per leggere i testi nella loro lingua originale. È stato un viaggio trasformativo, personale. Così ho sentito il bisogno, quasi il dovere, di rendere omaggio a questa figura straordinaria, portando la sua storia a un pubblico contemporaneo. Un viaggio che andava raccontato, perché oggi è stato dimenticato, ma contiene messaggi più che mai urgenti.

di Leonardo Miraglia

Milarepa attraversa le tenebre della vendetta, del dolore, della solitudine, fino a raggiungere l’illuminazione. Quale messaggio spirituale vuole trasmettere con il film?

Il cuore della vicenda è chiaro: la vendetta è solo un’illusione. Non ci guarisce, non risolve i nostri conflitti. Anzi, li lascia intatti. Milarepa ci insegna che solo attraverso il perdono possiamo trovare la pace, dentro e fuori di noi. È un messaggio fondamentale oggi, in un’epoca in cui molte guerre nascono proprio da vendette, da ritorsioni. Se rinunciamo alla vendetta, possiamo iniziare un vero processo di riconciliazione col mondo.

Il film è ambientato in un futuro post-apocalittico. Come mai questa scelta così audace?

Ho deciso di ambientarlo circa 200 anni nel futuro per avere una maggiore libertà narrativa, ma anche per rendere il racconto più accessibile alle nuove generazioni. La storia di Milarepa, se narrata com’era, forse oggi risulterebbe difficile da comprendere o sentire vicina. In questa nuova veste, ho potuto anche trasformare il protagonista in una donna, ispirandomi a una figura realmente esistita: Alexandra David-Néel, scrittrice e avventuriera francese del primo Novecento. Si travestì da pellegrino per accedere al Tibet, all’epoca vietato alle donne. È stata accolta da un Lama, ha ricevuto insegnamenti spirituali, e ha vissuto un’esistenza fuori dal comune. Una vera eroina ante litteram. Con questo intreccio ho cercato di restituire al pubblico un Milarepa più vicino, senza tradirne lo spirito originario.

Quindi il protagonista è una donna anche per avvicinare di più il pubblico contemporaneo?

Esattamente. Il femminile ha una forza comunicativa enorme oggi, e può offrire uno sguardo più empatico e diretto. Ho voluto mantenere la struttura e l’essenza della storia originale, ma con un linguaggio narrativo che parlasse davvero a chi guarda oggi. Il compito di ogni regista, in fondo, è fare in modo che il pubblico si identifichi con il protagonista. E in questo caso, una figura femminile può rendere il messaggio ancora più universale.

Parliamo del cast. Murray Abraham e Harvey Keitel interpretano due ruoli centrali. Come sono nate queste collaborazioni?

Con Murray Abraham ho già lavorato in passato, nel film Il Mistero di Dante. Siamo amici da tempo. Gli ho inviato il copione e ne è rimasto colpito, ha accettato subito. Interpreta O Jun, il nonno di Milarepa, figura paterna e saggia.
Harvey Keitel invece era la mia prima scelta per il ruolo di Marpa, il maestro duro ma dal cuore profondamente buono. Quando ci siamo incontrati mi ha detto: “Ho lavorato con Coppola, Scorsese, ho rifiutato persino Kubrick… ma aspettavo da quasi 50 anni un personaggio come questo.” È stato un incontro straordinario. Keitel ha una conoscenza raffinata delle culture orientali, e ha portato una sensibilità unica al film.

In un’epoca segnata da ansia, frammentazione e conflitti, crede che il messaggio di Milarepa possa ancora parlare al mondo?

Più che mai. Il suo insegnamento centrale è che non dobbiamo guardare fuori, ma dentro di noi. È dentro di noi che possiamo iniziare un cambiamento reale. Quando ci trasformiamo interiormente, anche il mondo esterno inizia a cambiare. È un messaggio di pace attiva, profondo, che oggi può fare davvero la differenza.

Ci saranno eventi speciali in occasione dell’uscita del film? E una distribuzione internazionale?

Il film uscirà in Italia il 19 giugno, in tutte le sale del circuito Centro Cinema. Nella proiezione serale, in ogni città italiana coinvolta, ci sarà un evento unico: al termine del film, un Lama o un esperto di meditazione guiderà una sessione dal vivo con il pubblico. Si stima che circa 50.000 persone mediteranno insieme, in contemporanea, su un film che parla di pace e introspezione.
È un gesto rivoluzionario per il cinema, perché utilizza l’arte come veicolo diretto di trasformazione collettiva. Dopo l’uscita italiana, il film sarà distribuito anche all’estero. Stiamo lavorando per portare questo progetto e questa esperienza anche in altri paesi.

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Last modified: Giugno 17, 2025
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