Palermo ( domenica, 5 ottobre 2025)– Un nuovo collaboratore di giustizia potrebbe cambiare le carte in tavola per uno dei mandamenti mafiosi più radicati di Palermo. Si tratta di Vincenzo Petrocciani, 43 anni, condannato in primo grado a 11 anni di reclusione nel processo legato all’operazione “Stirpe”, che ha portato alla luce ben 47 casi di estorsione mai denunciati nella zona di Brancaccio. Proprio alla vigilia della sentenza d’appello, è emersa la notizia del suo ingresso nel programma di protezione.
di Marika Ballarò
Petrocciani, pur non avendo un ruolo apicale all’interno del clan, potrebbe fornire agli inquirenti informazioni decisive su dinamiche interne, estorsioni sistematiche, traffico di droga e forse anche sull’omicidio di Giancarlo Romano, avvenuto il 27 febbraio 2024 in via XXVII Maggio. Romano era considerato una figura emergente nella cosca, legato alla famiglia Lo Nigro, e l’omicidio sarebbe maturato in seguito a contrasti legati al controllo sulle scommesse clandestine.
La sua collaborazione è stata ufficializzata durante un’udienza del processo in corso, in cui è imputato insieme ad altri 30 soggetti. La Procura generale ha richiesto un videocollegamento da località protetta per permettere al nuovo pentito di testimoniare, anche se l’intervento non si è concretizzato e verrà discusso nuovamente nella prossima udienza. È atteso anche il deposito dei primi verbali.
Il mandamento di Brancaccio è storicamente noto per la sua omertà, al punto che diversi commercianti hanno preferito affrontare accuse per favoreggiamento piuttosto che ammettere di pagare il pizzo. Un’eccezione significativa si è verificata la scorsa estate, quando un imprenditore del quartiere – parente degli stessi Lo Nigro – ha denunciato i suoi presunti estorsori, permettendo così il loro arresto. Prima di rivolgersi ai carabinieri, aveva tentato la mediazione con Cosimo Lo Nigro, fratello del boss Antonino.
L’operazione “Stirpe” aveva rivelato un sistema di estorsioni tanto capillare da rendere difficile agli stessi riscossori ricordare tutte le attività taglieggiate. Oltre al racket, l’inchiesta ha confermato che Cosa nostra controlla il traffico di stupefacenti nella zona, un’attività altamente redditizia che continua a garantire risorse al mandamento.
Se Petrocciani manterrà la sua scelta di collaborare, le sue dichiarazioni potrebbero aprire nuovi scenari investigativi, fornendo elementi utili per ricostruire ruoli, gerarchie e affari illeciti ancora sommersi. Le autorità attendono con attenzione i prossimi sviluppi, nella speranza che questa collaborazione rappresenti un ulteriore passo verso la rottura del muro di silenzio che per decenni ha protetto le cosche mafiose di Brancaccio.
Last modified: Ottobre 8, 2025

